Giuseppe Mazzini: diferència entre les revisions

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Mazzini va morir a Pisa el 1872. El seu cos va ser embalsamat pel científic [[Paolo Gorini]], vingut expressament des de [[Lodi]], i traslladat a Gènova, on va ser enterrat al [[cementiri monumental de Staglieno]].
 
==Referències==
{{traduir}}
{{Amaga Ref}}
== Il pensiero politico ==
=== La nuova concezione romantica della storia ===
 
Per comprendere appieno la dottrina politica di Mazzini bisogna rifarsi al pensiero religioso che ispira il periodo della [[Restaurazione]] seguito alla caduta dell'impero [[Napoleone Bonaparte|napoleonico]]. <ref>A.Desideri, ''Storia e storiografia'',Vol.II, pag.333, Ed. D'Anna, Messina-Firenze 1997</ref>
 
Nasceva allora una nuova concezione della [[storia]]<ref>«Gli sconvolgimenti operati dalla Rivoluzione francese avevano fatto dubitare a molti uomini della razionalità della storia, così altamente proclamata nel secolo precedemte. L'unica alternativa allo scetticismo parve allora la fede in una forza arcana operante provvidenzialmente nella storia» in A.Desideri, ''Ibidem''</ref> che smentiva quella degli [[Illuminismo|illuministi]] basata sulla capacità degli uomini di costruire e guidare la storia con la [[ragione]]. Le vicende della [[Rivoluzione francese]] e il periodo napoleonico avevano dimostrato che gli uomini si propongono di perseguire alti e nobili fini che s'infrangono dinanzi alla realtà storica. Il secolo dei lumi era infatti tramontato nelle stragi del [[Terrore]] e il sogno di libertà nella tirannide napoleonica che mirando alla realizzazione di un Europa al di sopra delle singole [[nazione|nazioni]] aveva determinato invece la ribellione dei singoli popoli proprio in nome del loro sentimento di [[nazionalità]].<ref>«La politica acquista pathos religioso, e sempre più col procedere del secolo...la nazione diventa patria: e la patria la nuova divinità del mondo moderno. Nuova divinità e come tale sacra.» in F.Chabod, ''L'idea di nazione'', Laterza, Bari 1967</ref>
 
Secondo questa visione romantica dunque la storia non è guidata dagli uomini ma è Dio che agisce nella storia; esisterebbe dunque una Provvidenza divina che s'incarica di perseguire fini al di là di quelli che gli uomini si propongono di conseguire con la loro meschina ragione.<ref>«S' identificò la storia della civiltà con la storia della religione, e si scorse una forza provvidenziale non solo nelle monarchie, ma sin nel carnefice, che non potrebbe sorgere e operare nella sua sinistra funzione se non lo suscitasse, a tutela della giustizia, Iddio: tanto è lungi dall'essere operatore e costruttore di storia l'arbitrio individuale e il raziocino logico.»[[Adolfo Omodeo]], ''L'età del Risorgimento italiano'', pag.24, Napoli,1955</ref>
 
=== La concezione reazionaria ===
Da questa concezione [[Romanticismo|romantica]] della storia, intesa come opera della volontà divina si promanano due visioni contrapposte: una prospettiva reazionaria vede nell'intervento di Dio nella storia una sorta di avvento di un'[[apocalisse]] che metta fine alla sciagurata storia degli uomini. Napoleone è stato con le sue continue guerre l'[[Anticristo]] di questa apocalisse. Dio segnerà la fine della storia malvagia e falsamente progressiva ed allora agli uomini non rimarrà che volgersi al passato per preservare e conservare quanto di buono era stato realizzato. Si cercherà in ogni modo di cancellare tutto ciò che è accaduto dalla Rivoluzione a Napoleone restaurando il passato.
 
Una concezione politica-religiosa che troviamo nel pensiero di [[François-René de Chateaubriand]] che nel ''[[Génie du christianisme]]'' (''Genio del Cristianesimo'') attaccava le dottrine illuministiche prendendo le difese del cristianesimo e soprattutto nell'ideologia [[misticismo|mistica]] [[teocrazia|teocratica]] di [[Joseph De Maistre]], che arriva nell'opera ''Du pape'' (''Il papa'') ([[1819]]) al punto di auspicare un ritorno dell'alleanza tra il trono e l'altare riproponendo il modello delle comunità [[medioevo|medioevali]] protette dalla religione tradizionale contro le insidie del [[liberalismo]] e del [[razionalismo]].<ref>«Così il genere umano è in gran parte naturalmente servo e non può essere tolto da questo stato altro che soprannaturalmente...senza il cristianesimo, niente libertà generale. e senza il papa non si dà vero cristianesimo operoso, potente, convertitore,rigeneratore, conquistatore, perfezionanate.» (cfr. J.De Maistre, ''Il Papa'', trad. di T.Casini, Firenze 1926)</ref>
 
=== La concezione progressista ===
Un'altra prospettiva, che nasce paradossalmente dalla stessa concezione della storia guidata dalla divinità, è quella che potremo definire liberale che vede nell'azione divina una volontà diretta, nonostante tutto, al bene degli uomini escludendo che nei tempi nuovi ci sia una sorta di vendetta di Dio che voglia far espiare agli uomini la loro presunzione di creatori di storia. È questa una visione [[Provvidenza|provvidenziale]], dinamica della storia che troviamo in [[Louis de Rouvroy de Saint-Simon|Saint Simon]] con la concezione di un nuovo cristianesimo per una nuova società o in [[Félicité Robert de Lamennais|Lamennais]] che vede nel cattolicesimo una forza rigeneratrice della vita sociale. Una concezione progressiva quindi che è presente in Italia nell'opera letteraria di [[Alessandro Manzoni]] e nel pensiero politico di [[Pensiero politico di Vincenzo Gioberti|Gioberti]] con il progetto [[neoguelfismo|neoguelfo]] e nell'ideologia mazziniana.
 
=== Dio e Popolo ===
[[Immagine:Mazzini ter.jpg|300px|thumb|Monumento a Giuseppe Mazzini sull'Aventino a Roma]]
Il pensiero politico "mazziniano" deve dunque essere collocato in questa temperie di romanticismo politico-religioso che dominò in [[Europa]] dopo la rivoluzione del [[1830]] ma che era già presente nei contrasti al [[Congresso di Vienna]] tra gli ''ideologi'' che proponevano un puro e semplice ritorno al passato prerivoluzionario e i cosiddetti ''politici'' che pensavano che bisognasse operare un compromesso con l'età trascorsa.
 
Alcuni storici hanno fatto risalire la concezione religiosa di Mazzini all'educazione ricevuta dalla madre fervente [[giansenismo|giansenista]] ma in vero la visione religiosa di Mazzini non coincide con quella di nessuna religione [[rivelazione|rivelata]].
 
Egli è convinto che sia ormai presente nella storia un nuovo ''ordinamento divino'' nel quale la lotta per raggiungere l'unità nazionale assume un significato provvidenziale. «''Operare nel mondo significava per il Mazzini collaborare all'azione che Dio svolgeva, riconoscere ed accettare la missione che uomini e popoli ricevono da Dio''».<ref> A.Omodeo, Introduzione a G.Mazzini, ''Scritti scelti'', Mondadori, Milano 1934</ref> Per questo bisogna «''mettere al centro della propria vita il dovere senza speranza di premio senza calcoli di utilità.''» (A.Omodeo, op.cit.). Quello di Mazzini era un progetto politico ma mosso da un imperativo religioso che nessuna sconfitta, nessuna avversità avrebbe potuto indebolire. «''Raggiunta questa tensione di fede , l'ordine logico e comune degli avvenimenti veniva capovolto ; la disfatta non provocava l'abbattimento, il successo degli avversari non si consolidava in ordine stabile''» (A.Omodeo, op,cit,)
 
La storia dell'umanità dunque è una progressiva rivelazione della Provvidenza divina che di tappa in tappa si dirige verso la meta predisposta da Dio. Esaurito il compito del [[cristianesimo]], chiusasi l'era della [[Rivoluzione francese]] ora occorreva che i popoli prendessero l'iniziativa per «''procedere concordi verso la meta fissata al progresso umano''» (A.Omodeo, op.cit.). Ogni singolo individuo, come la collettività, tutti devono attuare la missione che Dio ha loro affidato e che attraverso la formazione ed educazione del popolo stesso, reso consapevole della sua missione, si realizzerà attraverso due fasi: Patria e Umanità.
 
=== Patria e Umanità ===
Senza una [[patria]] libera nessun popolo può realizzarsi nè compiere la missione che Dio gli ha affidato ; il secondo obiettivo sarà l'Umanità che si realizzerà nell'associazione dei liberi popoli sulla base della comune [[civiltà]] europea attraverso quello che Mazzini chiama ''il banchetto delle Nazioni sorelle''. Un obiettivo dunque ben diverso da quella [[confederazione]] europea immaginata da Napoleone dove la Francia avrebbe esercitato il suo primato egemonico di ''Grande Natione''. La futura unità europea non si realizzerà attraverso una gara di [[nazionalismo|nazionalismi]] ma attraverso una nobile emulazione dei liberi popoli per costruire una nuova libertà.
 
Il processo di costruzione europea, secondo Mazzini, doveva svolgersi prima di tutto attraverso
l' affermazione delle nazionalità oppresse, come quelle facenti parte dell'Impero Asburgico, e poi anche di quelle che non avevano ancora raggiunto la loro unità nazionale nel singolo Stato.
 
A queste ultime appartenevano sia il popolo italiano, quello germanico e il polacco. Per ottenere la coscienza rivoluzionaria necessaria al perseguimento di questo programma politico Mazzini fondò la Giovane Europa, come associazione rivoluzionaria europea che aveva come scopo specifico l' agire in modo comune, dal basso e usando strumenti rivoluzionari e democratici per realizzare nei singoli Stati una coscienza nazionale e rivoluzionaria.
 
=== L'iniziativa italiana ===
In questo processo unitario europeo spetta all'Italia un'alta missione: quella di riaprire, conquistando la sua libertà, la via al processo evolutivo dell'Umanità. La [[redenzione]] nazionale italiana apparirà improvvisa come una creazione divina al di fuori di ogni inutile e inefficace metodo graduale politico diplomatico di tipo [[cavour]]iano. L'iniziativa italiana che avverrà sulla base della fraternità tra i popoli e non rivendicando alcuna [[egemonia]], come aveva fatto la Francia, consisterà quindi nel dare l'esempio per una lotta che porterà alla sconfitta delle due colonne portanti della [[Reazione (politica)|reazione]], di quella politica dell'[[Impero Asburgico]] e di quella spirituale della [[Chiesa cattolica]].
 
Raggiunti gli obiettivi primari dell'unità e della [[Repubblica (forma statuale)|Repubblica]] attraverso l'educazione e l'insurrezione del popolo, espressi dalla formula di ''pensiero e azione'', l'Italia darà quindi il via a questo processo di unificazione sempre più vasta per la creazione di una ''terza civiltà'' formata dall'[[associazione]] di liberi popoli.
 
== La funzione della politica ==
[[Immagine:Genova-Staglieno-Tomba di Mazzini-DSCF8994.JPG|thumb|right|300px|<center>Mausoleo a Giuseppe Mazzini nel [[cimitero monumentale di Staglieno]], realizzata dall'architetto mazziniano [[Gaetano Vittorino Grasso]] (1849-1899)([[Genova]])</center>]]
 
La [[politica]] è scontro tra libertà e [[dispotismo]] e tra queste due forze non è possibile trovare un compromesso: si sta svolgendo una guerra di principi che non ammette transazioni; Mazzini esorta la popolazione a non accontentarsi delle riforme che erano degli accomodamenti gestiti dall'alto: non radicavano, cioè, nello spirito del tempo quella libertà e quell'uguaglianza di cui il popolo aveva bisogno.
 
La logica della politica è logica di [[democrazia]] e libertà, non accettabili dalle forze reazionarie; contro di esse è necessaria una brusca rottura rivoluzionaria: alla testa del popolo vi dovrà essere la classe colta (che non può più sopportare il giogo dell'oppressione) e i giovani (che non possono più accettare le anticaglie dell'antico regime). Questa rivoluzione deve portare alla Repubblica, la quale garantirà l'[[istruzione]] popolare.
 
La rivoluzione, che è anche [[pedagogia|pedagogico]] strumento di formazione di virtù personali e collettive, deve iniziare ''per ondate'', accendendo focolai di rivolta che incitino il popolo inconsapevole a prendere le armi. Una volta scoppiata la rivoluzione si dovrà costituire un potere [[dittatura|dittatoriale]] che gestisca temporaneamente la fase post-rivoluzionaria. Il governo verrà restituito al popolo non appena il fine della rivoluzione verrà raggiunto.
La Giovane Italia deve educare alla gestione della cosa pubblica, ad essere buoni cittadini, non è, perciò, esclusivamente uno strumento di organizzazione rivoluzionaria. Il popolo deve avere diritti e doveri, mentre la Rivoluzione Francese si è concentrata esclusivamente sui diritti individuali: fermandosi ai diritti dell'individuo aveva dato vita ad una società egoista; l'utile per una società non va mai considerato secondo il bene di un singolo soggetto ma secondo il bene collettivo.
 
Mazzini non crede nell'eguaglianza predicata dal marxismo e al sogno della proprietà comune sostituisce il principio dell'[[associazionismo]], che è comunque un superamento dell'[[egoismo]] individuale.
 
== La questione sociale ==
Mentre tutta la [[sinistra]] democratica europea si riproponeva l'obiettivo di una insurrezione popolare, Mazzini rifiuta la [[Marz|lotta di classe]] convinto com'è che per spingere il popolo alla rivoluzione basti indicargli l'obiettivo della unità, della repubblica e della democrazia. Certo Mazzini non ignorava la grave questione sociale italiana che era soprattutto questione contadina ma egli pensava che questa dovesse essere affrontata e risolta solo dopo il raggiungimento dell'unità nazionale e non attraverso lo scontro delle classi ma attraverso una loro collaborazione. La divisone sociale delle classi avrebbe comportato la divisione e la debolezza per il raggiungimento dell'obiettivo primario dell'unità e dell'indipendenza. Un programma il suo di solidarietà nazionale che in effetti gli valse consensi solo tra il ceto medio cittadino, tra gli intellettuali e gli studenti e negli artigiani.
 
Mazzini è avversario del [[marxismo]] <ref>Marx a sua volta non stimava molto l'ideologia politica di Mazzini che chiamava ''teopompo'', l' ''inviato di Dio'', per l'atteggiamento [[profeta|profetico]] che egli assumeva nel suo ruolo di educatore religioso e politico del popolo.
 
Un altro motivo di divisione ideologica si ebbe tra i due pensatori politici in occasione della valutazione della rivolta che portò alla [[Comune]] parigina del [[1871]]. Per Marx quello della Comune era stato un tentativo di distruggere lo stato [[borghesia|borghese]] realizzando la [[nazione]] dal basso, mentre Mazzini si scagliò contro la Comune vedendo in essa la fine della nazione, la minaccia di uno smembramento della Francia.</ref>perché i socialisti ragionano per gli interessi di una sola classe: il [[proletariato]]; è arbitrario e impossibile pretendere l'abolizione della [[proprietà (diritto)|proprietà]] privata: si darebbe un colpo mortale all'[[economia]] che non premierebbe più i migliori. Per salvaguardare l'economia e allo stesso tempo per tutelare i più poveri, Mazzini punta su una forma di lavoro [[movimento cooperativo|cooperativo]]: l'operaio dovrà rinunciare al salario in cambio della "Piena responsabilità e proprietà sull'impresa", ovvero Mazzini puntava sul superamento in senso sociale del capitalismo imprenditoriale classico, anticipando in questo sia le teorie [[distributismo|distribuzioniste]], sia la corrente repubblicana e socializzatrice del [[fascismo]], che avrà infatti in Mazzini uno dei suoi miti fondanti.
 
== Le cospirazioni e il fallimento dei moti mazziniani ==
I moti mazziniani, ispirati ad un'ideologia repubblicana e antimonarchica furono considerati sovversivi e quindi perseguiti da tutte le monarchie italiane dell'epoca. Per i governi preunitari, i mazziniani altro non erano che [[terrorismo|terroristi]] e come tali furono sempre condannati.
 
=== La Giovine Italia ([[1831]]) ===
{{quote|Trovai tutti persuasi che la Giovine Italia era pazzia; pazzia le sette, pazzie il cospirare, pazzie le rivoluzioncine fatte sino a quel giorno, senza capo né coda|[[Massimo d'Azeglio]], ''Degli ultimi casi di Romagna''}}
{{quote| Su queste classi [...] così fortemente interessate al mantenimento dell'ordine sociale le dottrine sovversive della Giovine Italia non hanno presa. Perciò ad eccezione dei giovani presso i quali l'esperienza non ha ancora modificate le dottrine assorbite nell'atmosfera eccitante della scuola, si può affermare che non esiste in Italia se non un piccolissimo numero di persone seriamente disposte a mettere in pratica i principi esaltati di una setta inasprita dalla sventura.|[[Camillo Benso conte di Cavour]], A.Gacino-Canina, ''Economisti del Risorgimento'', UTET. Torino, 1953}}
[[Immagine:Mazzini bis.jpg|thumb|right|250px|Busto di Mazzini a Central Park a New York]]
Nel [[1831]] Mazzini si trovava a [[Marsiglia]] in [[esilio]] dopo l'arresto e il processo subito l'anno prima in [[Piemonte]] a causa della sua affiliazione alla [[Carboneria]]. Non potendosi provare la sua colpevolezza infatti la polizia sabauda lo costrinse a scegliere tra il confino in un paesino del Piemonte e l'esilio. Mazzini preferì affrontare l'esilio e nel febbraio del [[1831]] passò in [[Svizzera]], da qui a [[Lione]] e infine a [[Marsiglia]]. Qui entrò in contatto con i gruppi di [[Filippo Buonarroti]] e col movimento sainsimoiano allora diffuso in Francia. <br />
Con questi si avviò un'analisi del fallimento dei moti nei ducati e nelle [[Romagna|Romagne]] del [[1831]].<br />
Si concordò sul fatto che le sette carbonare avevano fallito innanzitutto per la contraddittorietà dei loro programmi e per l'eterogeneità delle [[Classe (sociale)|classi]] che ne facevano parte. Non si era riusciti poi a mettere in atto un collegamento più ampio delle insurrezioni per le ristrettezze provinciali dei progetti politici, com'era accaduto nei moti di [[Torí]] del [[1821]] quand'era fallito ogni tentativo di collegamento con i fratelli lombardi. Infine bisognava desistere, come nel [[1821]], dal ricercare l'appoggio dei principi e, come nei moti del [[1830|'30]]-[[1831|31]] l'aiuto dei francesi.
 
Con la fondazione della Giovane Italia nel [[1831]] il movimento insurrezionale andava organizzato su precisi obiettivi politici: indipendenza, unità, libertà. Occorreva poi una grande mobilitazione popolare poiché la liberazione italiana non si poteva conseguire attraverso l'azione di pochi [[setta]]ri ma con la partecipazione delle [[massa (filosofia)|masse]]. Rinunciare infine ad ogni concorso esterno per la rivoluzione: «''La Giovine Italia è decisa a giovarsi degli eventi stranieri, ma non a farne dipendere l'ora e il carattere dell'insurrezione''» (da G.Mazzini, '' Istruzione generale per gli affiliati nella Giovine Italia'' in ''Scritti editi e inediti'', II, Imola, 1907).
 
Gli strumenti per raggiungere queste mete erano l'educazione e l'insurrezione. Quindi bisognava che la Giovane Italia perdesse il più possibile il carattere di segretezza, conservando quanto necessario a difendersi dalle polizie, ma acquistasse quello di società di [[propaganda]], un'«''associazione tendente anzitutto a uno scopo di insurrezione, ma essenzialmente educatrice fino a quel giorno e dopo quel giorno''» (G.Mazzini, op.cit.) - anche attraverso il giornale "''La Giovine Italia''", fondato nel [[1832]] - del messaggio politico della indipendenza, dell' unità e della repubblica.
Negli anni [[1833]] e [[1834]], durante il periodo dei processi in [[Piemonte]] e il fallimento della spedizione di [[Savoia]], l'associazione scomparve per quattro anni, ricomparendo solo nel [[1838]] in [[Inghilterra]]. Dieci anni dopo, il [[5 maggio]] [[1848]], l'associazione fu definitivamente sciolta da Mazzini che fondò, al suo posto, l' "Associazione Nazionale Italiana".
 
=== Il fallimento del moto in Savoia ([[1833]]) ===
Entusiastiche adesioni al programma della Giovane Italia si ebbero soprattutto tra i giovani in [[Liguria]], in [[Piemonte]], in [[Emilia]] e in [[Toscana]] che si misero subito alla prova organizzando negli anni [[1833]]-[[1834|34]] una serie di insurrezioni che si conclusero tutte con arresti, carcere e condanne a morte.
 
Nel [[1833]] organizza il suo primo tentativo insurrezionale che aveva come focolai rivoluzionari [[Chambéry]], [[Torino]], [[Alessandria]] e [[Genova]] dove contava vaste adesioni nell'ambiente militare. Ma prima ancora che l'insurrezione iniziasse la polizia sabauda a causa di una rissa avvenuta fra i soldati in [[Savoia]], scoprì e arrestò molti dei congiurati, che furono duramente perseguiti poiché appartenenti a quell'esercito sulla cui fedeltà [[Carlo Alberto]] aveva fondato la sicurezza del suo potere. Fra i condannati figuravano i fratelli [[Giovanni Ruffini|Giovanni]] e [[Jacopo Ruffini]], amico personale di Mazzini e capo della Giovine Italia di Genova, l'avvocato [[Andrea Vochieri]] e l'abate torinese [[Vincenzo Gioberti]]. Tutti subirono un processo dal tribunale militare, e dodici furono condannati a morte, fra questi anche il Vochieri, mentre Jacopo Ruffini pur di non tradire si uccise in carcere mentre altri riuscirono a salvarsi con la fuga.
 
=== Il tentativo d'invasione della Savoia e il moto di Genova ([[1834]]) ===
Il fallimento del primo moto non fermò Mazzini, convinto che era il momento opportuno e che il popolo lo avrebbe seguito. Si trovava a [[Ginevra]], quando assieme ad altri italiani e alcuni [[Polonia|polacchi]], organizzava un'azione militare contro lo stato dei [[Casa Savoia|Savoia]]. A capo della rivolta aveva messo il Generale [[Gerolamo Ramorino]], che aveva già preso parte ai moti del [[1821]], questa scelta però si rivelò un fallimento, perché il Ramorino si era giocato i soldi raccolti per l'insurrezione e di conseguenza rimandava continuamente la spedizione, tanto che quando il [[2 febbraio]] [[1834]], si decise a passare con le sue truppe il confine con la Savoia, la polizia ormai allertata da tempo, disperse i volontari con molta facilità.
 
Nello stesso tempo doveva scoppiare una rivolta a [[Genova]], sotto la guida di [[Giuseppe Garibaldi]], che si era arruolato nella marina da guerra sarda per svolgere propaganda rivoluzionaria tra gli equipaggi. Quando giunse sul luogo dove avrebbe dovuto iniziare l'insurrezione però, non trovò nessuno, e così rimasto solo, dovette fuggire. Fece appena in tempo a salvarsi dalla condanna a morte emanata contro di lui, salendo su una nave in partenza per l' [[America del Sud]] dove continuerà a combattere per la libertà dei popoli.
 
Mazzini, invece, poiché aveva personalmente preso parte alla spedizione con Ramorino, fu espulso dalla [[Svizzera]] e dovette cercare rifugio in [[Inghilterra]]. Lì continuò la propria azione politica attraverso discorsi pubblici, lettere e scritti su giornali e riviste, aiutando a distanza, gli italiani, a mantenere il desiderio di unità e indipendenza. Anche se l'insuccesso dei moti fu assoluto, dopo questi eventi, la linea politica di [[Carlo Alberto]] mutò, temendo che reazioni eccessive potessero diventare pericolose per la monarchia.
 
==== La ''tempesta del dubbio'' ([[1836]]) ====
Altri tentativi pure falliti si ebbero a [[Palermo]], in [[Abruzzo]], nella [[Lombardia]] austriaca, in [[Toscana]]. Il fallimento di tanti generosi sforzi e l'altissimo prezzo di sangue pagato fecero attraversare a Mazzini quella che egli chiamò ''la tempesta del dubbio'' da cui uscì religiosamente convinto ancora una volta della validità dei propri ideali politici e morali. Dall'esilio di [[Londra]] ([[1837]]), dopo essere stato espulso dalla [[Svizzera]], riprese quindi il suo apostolato insurrezionale.
 
=== I fratelli Bandiera ([[1844]]) ===
{{vedi anche|Fratelli Bandiera}}
[[Immagine:Fratellibandiera.jpg|150px|right]]
Nobili, figli di un ammiraglio e, a loro volta, ufficiali della [[k.u.k. Kriegsmarine#Il periodo veneto: la Österreichische-Venezianische Kriegsmarine|Marina da guerra austriaca]], aderirono alle idee mazziniane e fondarono una loro società segreta, l'[[Esperia]] <ref>Nome col quale i greci indicavano l'[[Itàlia]] antica</ref> e con essa tentarono di effettuare una sollevazione popolare nel [[Sud]] Italia.
[[Immagine:Fratelli Bandiera.jpg|thumb|left|Esecuzione dei fratelli Bandiera]]
Il [[13 giugno]] [[1844]], i fratelli Emilio e Attilio Bandiera partirono da [[Corfù]] (dove avevano una base allestita con l'ausilio del barese Vito Infante) alla volta della [[Calàbria]] seguiti da 17 compagni, dal brigante calabrese Giuseppe Meluso e dal corso Pietro Boccheciampe.
Il [[15 marzo]] dello stesso anno era loro giunta infatti la notizia dello scoppio di una rivolta a [[Cosenza]] che essi credevano condotta nel nome di Mazzini. In realtà non solo la ribellione non aveva alcuna motivazione patriottica ma era già stata domata dall'esercito [[borboni]]co. Il [[16 giugno]] [[1844]] quando sbarcarono alla foce del fiume [[Neto]], vicino [[Crotone]] appresero che la rivolta era già stata repressa nel sangue e al momento non era in corso alcuna ribellione all'autorità del re.<br />
Il Boccheciampe, appresa la notizia che non c'era alcuna sommossa a cui partecipare, sparì e andò al posto di polizia di [[Crotone]] per denunciare i compagni.
 
I due fratelli vollero lo stesso continuare l'impresa e partirono per la [[Sila]].<br />
Subito iniziarono le ricerche dei rivoltosi ad opera delle guardie civiche borboniche, aiutate da comuni cittadini che credevano i mazziniani dei briganti; dopo alcuni scontri a fuoco, vennero catturati (meno il brigante Giuseppe Meluso, buon conoscitore dei luoghi, che riuscì a sfuggire alla cattura) e portati a [[Cosenza]], dove i fratelli Bandiera con altri 7 compagni vennero fucilati nel Vallone Rovito il [[25 luglio]] [[1844]].
 
Il re [[Ferdinando II di Borbone|Ferdinando II]] ringraziò la popolazione locale per il grande attaccamento dimostrato alla Corona e la premiò concedendo medaglie d'oro e d'argento e pensioni generose.
 
=== La spedizione di Sapri ([[1857]]) ===
[[Immagine:Carlo pisacane.jpg|thumb|Carlo Pisacane.]]
Il piano originale, secondo il metodo insurrezionale mazziniano, prevedeva di accendere un focolaio di rivolta in [[Sicilia]] dove era molto diffuso il malcontento contro i [[Borboni]], e da lì estenderla a tutto il Mezzogiorno d'Italia. Successivamente invece si pensò più opportuno partendo dal porto di Genova di sbarcare a [[Ponza]] per liberare alcuni prigionieri politici lì rinchiusi, per rinforzare le file della spedizione e infine dirigersi a [[Sapri]], che posta al confine tra [[Campania]] e [[Basilicata]], era ritenuta un punto strategico ideale per attendere dei rinforzi e marciare su [[Napoli]].
Il [[4 giugno]] [[1857]] [[Carlo Pisacane]] si riunì con gli alti capi della guerriglia per stabilire tutti i particolari dell'impresa.
Un primo tentativo fallito si ebbe il [[6 giugno]]: l'avanguardia di [[Rosalino Pilo]] perse il carico di armi destinato all'impresa in una tempesta. Con l'intento di raccogliere armi e consensi Pisacane si recò a Napoli, travestito da prete. L'esito fu molto deludente ma Pisacane non si lasciò scoraggiare persistendo nei suoi intenti.
Il [[25 giugno]] [[1857]] Pisacane s'imbarcò con altri ventiquattro sovversivi, tra cui [[Giovanni Nicotera]] e Giovan Battista Falcone, sul piroscafo di linea Cagliari, della [[Raffaele Rubattino|Società Rubattino]], diretto a [[Tunisi]]. Pilo si occupò nuovamente del trasporto delle armi, e partì il giorno dopo su alcuni pescherecci. Ma anche questa volta Pilo fallì nel compito assegnatogli e lasciò Pisacane senza le armi e i rinforzi che gli erano necessari. Pisacane continuò senza cambiare piani, impadronitosi della nave durante la notte, con la complicità dei due macchinisti inglesi, si dovette accontentare delle poche armi che erano imbarcate sul Cagliari. <br />
Il [[26 giugno]] sbarcò a [[Ponza]] dove, sventolando il tricolore, riuscì agevolmente a liberare 323 detenuti, poche decine dei quali per reati politici per il resto delinquenti comuni, aggregandoli quasi tutti alla spedizione. Il 28, il Cagliari ripartì carico di detenuti comuni e delle armi sottratte al presidio [[borboni]]co. La sera i congiurati sbarcarono a [[Sapri]], ma non trovarono ad attenderli quelle masse rivoltose che si attendevano. Anzi furono affrontati dalle falci dei contadini ai quali le autorità borboniche avevano per tempo annunziato lo sbarco di una banda di ergostolani evasi dall'isola di Ponza. Il [[1 luglio|1° luglio]], a [[Padula]] vennero circondati e 25 di loro furono massacrati dai contadini. Gli altri, per un totale di 150, vennero catturati e consegnati ai gendarmi.
Pisacane, con Nicotera, Falcone e gli ultimi superstiti, riuscirono a fuggire a [[Sanza]] dove furono ancora aggrediti dalla popolazione. Perirono in 83.
Pisacane e Falcone si suicidarono con le loro pistole, mentre quelli scampati all'ira popolare furono poi processati nel gennaio del [[1858]]. Condannati a morte, furono graziati dal Re, che tramutò la pena in ergastolo. I due inglesi, per intervento del loro governo, furono dichiarati fuori causa per "infermità mentale".
Nicotera,<ref> Fu in seguito liberato da Garibaldi durante l'impresa dei Mille e divenne un importante uomo politico dell'Italia unita.</ref> gravemente ferito, fu portato in catene a [[Salerno]] dove venne processato e condannato a morte. Anche per lui la pena fu tramutata in ergastolo solo per l'intervento del governo inglese che guardava con crescente preoccupazione la furia repressiva di [[Ferdinando II delle Due Sicilie|Ferdinando II]].
 
==== Il senso dell'impresa ====
Pur essendo quella di Sapri un'impresa tipicamente mazziniana condotta ''senza speranza di premio'' in effetti Pisacane si era allontanato dal credo politico del Maestro per accostarsi a un [[socialismo]] libertario espresso dalla formula ''libertà e associazione''.
 
Contrariamente a Mazzini che riguardo alla questione sociale proponeva una soluzione interclassista solo dopo aver risolto il problema unitario, Pisacane pensava infatti che per arrivare ad una rivoluzione patriottica unitaria e nazionale occorresse prima risolvere la questione contadina che era quella della [[riforma agraria]]. Come lasciò scritto nel suo testamento politico in appendice al ''Saggio sulla rivoluzione'' (ed. Universale Economica , Milano 1956) «''profonda mia convinzione di essere la propaganda dell'idea una [[chimera]] e l'istruzione popolare un'assurdità. Le [[idea|idee]] nascono dai fatti e non questi da quelle, ed il popolo non sarà libero perché sarà istrutto, ma sarà ben tosto istrutto quando sarà libero''». <br />
Vicino agli ideali mazziniani era Pisacane invece quando aggiungeva nello stesso scritto che quand'anche la rivolta fallisse «''ogni mia ricompensa io la troverò nel fondo della mia coscienza e nell'animo di questi cari e generosi amici... che se il nostro sacrifico non apporta alcun bene all'Italia, sarà almeno una gloria per essa aver prodotto figli che vollero immolarsi al suo avvenire.''» (C.Pisacane op.cit.)
 
La spedizione fallita ebbe in effetti il merito di riproporre all'opinione pubblica italiana la "questione napoletana", la liberazione cioè del Mezzogiorno italiano dal malgoverno borbonico che il politico inglese [[William Ewart Gladstone]] definiva «''negazione di Dio eretta a sistema di governo''».
 
Infine il tentativo di Pisacane sembrava riproporre la possibilità di un'alternativa democratico-popolare come soluzione al problema italiano: era un segnale d'allarme che costituì per il governo di [[Vittorio Emanuele II]] uno stimolo ad affrettare i tempi dell'azione per realizzare la soluzione diplomatico militare dell'unità italiana.
 
== Il ruolo storico di Mazzini ==
«''Suscitò continuamente energie, affascinò per quarant' anni ogni ondata di gioventù ...e intanto gli anziani gli sfuggivano...''».
 
Quasi tutti i grandi personaggi del [[Risorgimento]] aderirono al [[mazzinianesimo]] ma pochi vi restarono. Il contenuto religioso profetico del pensiero del Maestro , in un certo modo rivelatore di una nuova fede, imbrigliava l'azione politica. Mazzini infatti non aveva «''la duttilità e la mutevolezza necessaria per dominare e imprigionare razionalmente le forze''». Per questo occorreva una capacità di compromesso politico propria dell'uomo di governo come fu [[Cavour]].
 
«''Il compito di Mazzini fu invece quello di creare l' "animus" ''» . Quando sembrava che il problema italiano non avesse via d'uscita «''ecco per opera sua la gioventù italiana sacrificarsi in una suprema protesta. I sacrifici parevano sterili''» ma invece risvegliavano l'opinione pubblica italiana e europea.
 
«''La tragedia della Giovine Italia impose il problema italiano a una sempre più vasta sfera d'Italiani: che reagì sì con un programma più moderato ma infine entrò in azione...''» e quegli stessi ex mazziniani che avevano rinnegato il Maestro aderendo al moderatismo [[riformismo|riformista]] alla fine dovettero abbandonare ogni progetto [[federalismo|federalista]] e acconsentire all'entusiasmo popolare suscitato dalle idee mazziniane di un riordinamento unitario italiano. <ref>le citazioni sono tratte da A.Omodeo, Introduzione a Giuseppe Mazzini, ''Scritti scelti'', Mondatori, Milano, 1934.</ref>
 
== Hanno detto di lui ==
{{quote|Ebbi a lottare con il più grande dei soldati, Napoleone. Giunsi a mettere d'accordo tra loro imperatori, re e papi. Nessuno mi dette maggiori fastidi di un brigante italiano: magro, pallido, cencioso, ma eloquente come la tempesta, ardente come un apostolo, astuto come un ladro, disinvolto come un commediante, infaticabile come un innamorato, il quale ha nome: Giuseppe Mazzini.|[[Klemens von Metternich]]}}
{{quote|Egli solo vegliava, quando intorno tutto dormiva|[[Giuseppe Garibaldi]], [[Londra]], [[1854]]}}
{{quote|Il famoso rivoluzionario Giuseppe Mazzini, più conosciuto in Russia come patriota italiano, cospiratore e agitatore che come metafisico deista e fondatore della nuova chiesa in Italia, sì, proprio Mazzini ritenne utile e necessario nel 1871, il giorno dopo la disfatta della comune di Parigi, quando i feroci esecutori di Versailles fucilavano a migliaia i disarmati comunardi, affiancare l'anatema della chiesa cattolica e le persecuzioni poliziesche dello Stato con il suo proprio anatema sedicentemente patriottico e rivoluzionario ma nella sostanza assolutamente borghese e teologico insieme.|[[Michail Bakunin]], ''[[Stato e Anarchia]]''}}
{{quote|Quando Giuseppe Mazzini nella sua solitudine, nel suo esilio si macerava nell'ideale dell'unità unita e nella disperazione di come affrontare il potere... Lui, uomo così nobile, così religioso, così idealista concepiva e disegnava e progettava gli assassini politici.|[[Bettino Craxi]] (intervento sulla questione palestinese alla Camera dei Deputati del 6 novembre 1985)}}
 
== Note ==
{{amaga Ref}}
 
== Bibliografia ==
* Giuseppe Mazzini, ''Atto di fratellanza della Giovane Europa ([[1834]])'', in Giseppe Mazzini, ''Edizione nazionale degli scritti.'', Imola, s. e., [[1908]], vol. 4, pag. 3
* Giuseppe Monsagrati, ''Giuseppe Mazzini'', Milano, Adelphi, [[1972]], pp. 326.
* Franco Della Peruta, ''Mazzini e i rivoluzionari italiani: il partito d'azione, [[1830]]-[[1845]]'', [[Milano]], Feltrinelli, [[1974]], pp. 469.
* AA.VV., ''Il processo ad Andrea Vochieri'', Lions club, [[Alessandria]], [[1976]], pp. 131
* Mario Albertini. ''Il Risorgimento e l' unità europea'', [[Napoli]], Guida, [[1979]]
* Denis Mack Smith, ''Mazzini'', Milano, Rizzoli, [[1993]], pp. 412.
* Salvo Mastellone, ''Il progetto politico di Mazzini: Italia-Europa'', [[Firenze]], Olschki, [[1994]], pp. 243.
* Roland Sarti, ''Giuseppe Mazzini: la politica come religione civile'', ''Postfazione'' di [[Sauro Mattarelli]], [[Roma]]-[[Bari (Pulla)|Bari]], Laterza, [[2000]], pp. VIII-352.
* Sauro Mattarelli, ''Dialogo sui doveri. Il pensiero di Giuseppe Mazzini'', [[Venezia]], Marsilio, [[2005]].
* [[Pietro Galletto]], ''Mazzini, nella vita e nella storia'', Giovanni Battagin Editore, [[2005]], 3 volumi, 1262 pagine.
* A.Desideri, ''Storia e storiografia'',Vol.II, Ed. D'Anna, Messina-Firenze 1997
* [[Adolfo Omodeo]], ''L'età del Risorgimento italiano'', ESI, Napoli,1955
* A.Omodeo, Introduzione a G.Mazzini, ''Scritti scelti'', Mondadori, Milano 1934
* [[Federico Chabod]], ''L'idea di nazione'', Laterza, Bari 1967
* [[Joseph De Maistre]], ''Il Papa'', trad. di T.Casini, Firenze 1926)
=== Saggi ===
* ''Giuseppe Mazzini, I sistemi e la democrazia. Pensieri'' - Con una ''Appendice'' su'' La religione di Mazzini'' - scelta di pagine dall'Opuscolo '' Dal Concilio a Dio'', a cura di [[Vincenzo Gueglio]] (note al testo, repertorio dei nomi e saggio introduttivo) Milano, Greco & Greco, 2005; ISBN 88-7980-399-9
* ''Giuseppe Mazzini - verifiche e incontri - Atti del Convegno Nazionale di Studi,'' Genova, Gennaio 2006, Gammarò editori ISBN 88-95010-07-8
 
== Voci correlate ==
* [[Mazzinianesimo]]
* [[Museo del Risorgimento - Istituto Mazziniano di Genova|Casa di Mazzini, Museo del Risorgimento e Istituto Mazziniano]]
* [[Associazione Mazziniana Italiana]]
 
== Altri progetti ==
{{interprogetto|s=Autore:Giuseppe Mazzini|q|commons=Category:Giuseppe Mazzini}}
 
== Collegamenti esterni ==
* [http://www.istitutomazziniano.it Istituto Mazziniano a Genova]
* [http://www.centrostudilaruna.it/mazzinipatriotascomodo.html Saggio sulla vita e il pensiero di Mazzini]
* [http://www.cimiterodistaglieno.it Cimitero Monumentale di Staglieno - Genova]
* [http://www.bnnonline.it/percorsi/mazzini/mazi.htm Pagine mazziniane: "il pensiero e l'azione", dal sito della Biblioteca Nazionale di Napoli]
* [http://www.domusmazziniana.it/casa.html Domus Mazziniana di Pisa]
* [http://www.associazionemazziniana.it Associazione Mazziniana Italiana]
* [http://books.google.com/books?id=zvwNAAAAYAAJ Prose Politiche] (1848)
* [http://books.google.com/books?id=ac8NAAAAYAAJ Cenni e documenti intorno all'insurrezione lombarda e alla guerra regia del 1848] (1850)
* [http://books.google.com/books?id=NHcKAAAAIAAJ&hl=it Scritti Editi e Inediti di Giuseppe Mazzini (v. 1)] (1861)
* [http://books.google.com/books?id=XfENAAAAQAAJ&hl=it Scritti Editi e Inediti di Giuseppe Mazzini (v. 2)] (1862)
* [http://books.google.com/books?id=avENAAAAQAAJ Scritti Editi e Inediti di Giuseppe Mazzini (v. 3)] (1862)
* [http://books.google.com/books?id=ivENAAAAQAAJ Scritti Editi e Inediti di Giuseppe Mazzini (v. 5)] (1863)
* [http://books.google.com/books?id=aX0NAAAAQAAJ Scritti Editi e Inediti di Giuseppe Mazzini (v. 6)] (1863)
* [http://www.liberliber.it/biblioteca/m/mazzini/index.htm Scritti di Mazzini in formato rtf, pdf e txt su Liber liber]
 
=== Celebrazioni mazziniane ===
* [http://www.palazzoducale.genova.it/naviga.asp?pagina=5448 Mostra ''Romantici e Macchiaioli. Giuseppe Mazzini e la grande pittura europea'' in occasione del bicentenario della nascita]
* [http://www.mazzini2005.it mazzini2005.it]
 
{{ORDENA:Mazzini, Giuseppe}}